by / lunedì, 20 luglio 2020 / Published in Blog

Essere o non essere? Il dubbio amletico fra trattoria e ristorante

“Piacere è andare in compagnia ora ad una locanda ora ad un’osteria” scriveva Carlo Goldoni in una sua commedia. Forse perché a suo tempo in Italia i ristoranti come li immaginiamo oggi sono pochi. Magari pullulavano bettole e taverne che però non offrivano certo menù gourmet. E magari già in quegli anni gli avventori leggendo le insegne si chiedevano che differenza passa tra un ristorante e un’osteria o fra una taverna e una bettola?

La ristorazione contemporanea è una giungla, anche lessicale. La situazione è confusa, viviamo in un’epoca dove lo street food lo si mangia al ristorante con forchetta e coltello…

A casa si cucina sempre di meno, le nonne poverette scarseggiano e così quando si esce si cercano polpette e tagliatelle, dove un tempo si volevano piatti sofisticati e non quotidiani.

E’ un momento di smarrimento generale. Il sarcasmo della Treccani sulla definizione dei pubblici esercizi appare evidente (su cosa sia un ristorante non ha dubbi):

Ristorante: esercizio pubblico dove si consumano pasti completi che vengono serviti da camerieri su tavoli disposti in un locale apposito.

Trattoria: pubblico esercizio, con una o più sale, dove si possono consumare pasti completi; ha in genere tono più modesto rispetto al ristorante, ma spesso il nome di trattoria è assunto anche da ristoranti caratteristici di alto livello.

Osteria: nel passato, locanda dove si poteva mangiare e trovare alloggio. Oggi, locale pubblico, di tono modesto e popolare, con mescita di vini e spesso anche con servizio di trattoria.

Un significato denigratorio lo ha la taverna che nella definizione della Treccani era una “trattoria di infimo rango, frequentata da gente poco raccomandabile”. Stesso discorso per la bettola, per la quale già la citata enciclopedia specifica “lo spaccio e mescita di vino”. Luoghi dove per lo più si beveva. Definizioni tutte declinate al passato, perché ovviamente questi sono andate sempre più scemando, e ora ciò che distingue i vari locali è solo l’arredamento (un po’ più rustico) e il menu proposto.

Il dilemma appare chiaro: ci sono trattorie moderne con cucina creativa, o quelle che propongono una cucina… “fra tradizione e innovazione”; da tempo prolificano con successo wine bar moderni con cucina, locali dove si beve bene anche al bicchiere. Si stanno affermando con successo locali di moderna concezione: negozi che estendono la vendita alla preparazione di qualche piatto. Sono nati come sviluppo di panetterie, poi delle macellerie, certamente gastronomie e perfino “boutique del gusto”.

Comun denominatore di tutte le categorie individuate dovrebbe essere il servizio del vino a bicchiere, perché siamo nel Paese del vino più importante al mondo.

Essere o non essere? Questo è il problema. Il dubbio è amletico, tutte le definizioni sono valide ma non pienamente soddisfacenti.

Un consiglio? Ora che sapete le differenze, non usate il termine “bettola” così a cuor leggero, visto che nel linguaggio comune è rimasto l’unico termine offensivo: qualcuno potrebbe prenderla male.

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